Valdagno - Il giorno della rivolta
Data: Martedì, 17 aprile 2018 @ 16:50:43 CEST
Argomento: eXplorers


19 Aprile 1968 cronaca della giornata di sciopero che cinquant'anni fa sconvolse Valdagno.



Verso la fine degli anni sessanta la Marzotto S.p.A. presentò un piano di ristrutturazione e riduzione del personale per gli stabilimenti di Maglio di Sopra e Valdagno, portando mal contento diffuso tra gli operai della vallata.
Dopo alcune iniziative non del tutto riuscite, si decise di proclamare per il giorno 19 aprile 1968, uno sciopero di ventiquattrore che coinvolgesse, oltre i lavoratori della Marzotto, anche gli studenti e tutti i cittadini di Valdagno.
Alle sette della mattina cominciarono a radunarsi gli operai davanti al piazzale dello stabilimento di Valdagno, ma trovarono una schiera di Carabinieri intervenuti per garantire un corridoio d'accesso alla portineria.
Gli operai cercarono in tutti i modi di bloccare l'entrata, ma furono respinti dai militi che, data la situazione sempre più tesa, fecero arrivare a Valdagno un primo reparto Celere.
Il clima si fece sempre più rovente, quando nel piazzale, arrivarono gli studenti delle scuole superiori e molti cittadini, allora il vicequestore ordinò una prima carica che obbligò i manifestanti a indietreggiare ma non a disperdersi.
Questo assedio continuò fino al pomeriggio, quando in uno degli scontri i Carabinieri arrestarono due operai trascinandoli in malo modo all'interno della portineria dello stabilimento.
La rabbia a quel punto diventò incontrollata, i sindacati presenti mediarono per il loro rilascio, ma in cambio dovevano sciogliere la manifestazione e sgomberare il piazzale, in caso contrario ognuno si assumeva le proprie responsabilità.
Come risposta alla richiesta dei militari, partii una prima sassaiola che infranse in un attimo tutte le vetrine della portineria ferendo un agente, a quel punto il vicequestore ordinò una seconda carica molto più dura con lancio di lacrimogeni e di bombe scheggia, mentre dall'altra parte i manifestanti intensificarono la sassaiola raccogliendo le pietre dal letto del fiume Agno, e distruggendo parte del ponte del tessitore.
In molti lasciarono il piazzale dirigendosi nella zona oltre Agno, precisamente nella vicina caserma dei Carabinieri per un assalto, ma poco dopo ripiegarono verso il Bar Jolly-Hotel Pasubio, e ai Magazzini Rinascente, dove tutte le vetrine furono distrutte ed i manichini gettati nell'Agno.
Molti incendi divamparono in varie zone della città, ed i Vigili del fuoco chiamati ad intervenire furono bloccati in zona Ponte dei Nori da alcuni manifestanti con barricate e lancio di pietre sulle autobotti.
Al cinema Corallo fu interrotta la proiezione del film, invitando gli spettatori ad uscire velocemente dalla sala perché la piazza adiacente era invasa dai manifestanti, che nel frattempo, si preparavano ad abbattere la statua del monumento a Gaetano Marzotto.


Verso le dieci di sera, giunsero in aiuto dei militi un altro reparto Celere da Padova, e uno dei Baschi Blu appena rientrato da una missione di brigantaggio in Sardegna.
Lo scontro per le vie di Valdagno fu durissimo, il giorno dopo si contarono trecento fermati, quarantadue arresti trasferiti direttamente nel Carcere Due Palazzi di Padova e più di un centinaio di feriti tra i manifestanti e forze dell'ordine.



Qui di seguito alcuni articoli dei giornali nazionali sui fatti di quel giorno.

Corriere della sera 20 Aprile 1968
Verso le 8 del mattino arrivano in città una ventina di giovani universitari e non, da Vicenza e da Trento.
Sono soci dei circoli "Che Guevara" ed esponenti dei gruppi estremisti della facoltà di sociologia di Trento: un ateneo dominato da marxisti filo cinesi e da cattolici che predicano la "teologia della rivoluzione" di padre Camillo Torres, il prete guerrigliero della Colombia.
I venti arrivati ieri mattina a Valdagno sono in gran parte, secondo la polizia, marxisti filo cinesi.
Essi inducono gli studenti dell'Istituto tecnico tessile e del liceo a scioperare.

Il Gazzettino 20 e 21 Aprile 1968
E' poi la constatazione che il novanta per cento delle porcherie di questa notte si devono a dei giovani, probabilmente a dei minorenni, maschi e femmine, queste peggiori dei loro compagni.
Si racconta che vi fosse una bella ragazza bionda di Trento, la quale davanti alla casa di Domizio Bernardi, dirigente del lanificio, gridasse: Adesso veniamo e vi uccideremo tutti, non abbiamo fretta, vi faremo fuori quando sarà il momento.
Con la tecnica di Mao, questi scamiciati che per tutto il giorno avevano gridato Che Guevara, si sparpagliavano per riunirsi in punti prestabiliti.
Alcune ragazzine che hanno invaso l'albergo Pasubio e il bar annesso, della catena dei Jolly, avevano baschetti rosa, minigonne e sciarpetta, con i loro amichetti sembravano brutte copie da grandi magazzini di "Bonnie e Clyde". Ma erano furie scatenate...
L'elenco degli arrestati, pubblicato ieri mattina, ha profondamente scosso i valdagnesi: sono vicini di casa di tanta gente, i conoscenti, gli amici del bar dell'angolo che sono stati individuati, mentre i veri promotori delle sanguinose battaglie di venerdì notte sono riusciti, dopo aver acceso gli animi degli operai a dileguarsi.
Non credo che fossero molti gli studenti di Trento a Valdagno prima che scoppiassero i disordini, infatti io e altri abbiamo sentito che c'era una ribellione abbastanza violenta in corso a Valdagno.
Io e altri due o tre compagni di Vicenza, ma c'erano anche altri giovani che studiavano a Padova, siamo andati a Valdagno il giorno dopo.
Mi ricordo di aver visto nell'Agno vestiti, attrezzature, manichini ecc. del Fuso d'oro, poi c'erano stati dei danni alla villa di Marzotto, all'azienda ed alle case dei dirigenti.






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